Ha avuto grande risalto anche presso il grande pubblico la notizia dell’elaborazione dell’algoritmo Metroticket 2.0, pubblicata inizialmente dalla prestigiosa rivista Gastroenterology e ripresa da numerosi media italiani e internazionali. L’algoritmo, nato dalla collaborazione tra l’Istituto dei Tumori, il nostro Niguarda e il Sant’Orsola di Bologna, riesce a prevedere con una precisione del 70% il risultato atteso del trapianto di fegato nei malati di epatocarcinoma, il principale tumore che viene trattato oggi con il trapianto. La validità dell’algoritmo è stata confermata anche su una casistica cinese, quindi risulta applicabile a livello mondiale.
Non tutti i tumori del fegato sono infatti trattabili con il trapianto, spiega Luciano De Carlis, presidente di Niguarda Transplant Foundation e direttore della Chirurgia di Niguarda. “Esistono situazioni diverse del tumore, che incidono in modo significativo sull’esito del trapianto: stadi della malattia, dimensioni, localizzazione. Occorre tenerne conto per decidere se effettuare il trapianto”.
Fino a qualche anno fa l’indicazione a trapianto per HCC si basava essenzialmente sui ‘criteri di Milano’, messi a punto dal Prof. Mazzaferro dell’Istituto dei Tumori nel 1994-96, che consideravano soprattutto le dimensioni del tumore(5 cm nodulo singolo e 3 cm ciascuno fino a 3 noduli). Oltre questi parametri, il trapianto non aveva un risultato accettabile. Nel tempo però ci si è resi conto che i soli criteri morfologici non coprivano le reali esigenze trapiantologiche di molti pazienti. Con Metroticket 2.0 non ci si basa più solo sulle dimensioni, ma anche su altri parametri: l’aggressività del tumore, misurato con i valori delle alfafetoproteine, e anche i trattamenti applicati al paziente per contenere il tumore nel periodo di attesa trapianto, che a Niguarda e mediamente in Italia è di 6 -12 mesi. I trattamenti possono essere la chemioembolizzazione, le radiofrequenze, a volte la chirurgia.
Ma in questo modo si “scelgono” i pazienti idonei al trapianto? Non c’è il rischio di una discriminazione? “Assolutamente no, risponde De Carlis. “Metroticket non discrimina nessuno, al contrario aiuta a scegliere invece la cura più appropriata per ciascuno. Nei casi di esclusione in base all’algoritmo, infatti, il trapianto peggiorerebbe lo stato di salute del paziente, perché i farmaci antirigetto, deprimendo il sistema immunitario, farebbero progredire più in fretta il tumore”.