Questa tecnica è stata portata in Italia per la prima volta nel 2015 dai medici del reparto di Chirurgia Generale e dei Trapianti del Niguarda e ormai è una pratica consolidata, tanto da aver reso possibile la produzione di più di un lavoro scientifico, portando alla ribalta dei professionisti di tutto il mondo questa nuova eccellenza italiana.

Lo studio è stato presentato dal dottor Riccardo De Carlis, primo autore dell’articolo, con la collaborazione dei colleghi del reparto Stefano Di Sandro, Andrea Lauterio, Fabio Ferla, Enzo Andorno del Centro Trapianti San Martino di Genova, Vincenzo Bagnardi e Francesca Botta del Dipartimento di Statistica dell’Università Bicocca, e la supervisione del professor Luciano De Carlis presidente di NTF. “Dopo la pubblicazione di alcuni lavori preliminari – racconta il dottor De Carlis – ora abbiamo ricevuto il riconoscimento del valore scientifico dello studio e della raccolta di dati portata avanti in questi ultimi tre anni su una pratica – il trapianto con prelievo a cuore fermo – innovativa in Italia, consolidata invece in Spagna e Inghilterra, dove però la legge permette ai medici di intervenire in tempi più brevi”.

Per capire quanto questo porti vantaggi concreti al paziente, basti pensare che dal 2015 ad oggi, più di 20 persone hanno potuto essere salvate grazie a questa tecnica. Il primo intervento fu eseguito infatti proprio nel 2015 a Niguarda, novità in Italia. Da allora, è stata raccolta e teorizzata la casistica, fino ad arrivare all’autorevolezza di uno studio completo pubblicato sulla rivista scientifica “Liver Transplantation”.

TRAPIANTO con prelievo “STANDARD”

  • Solitamente, un trapianto di fegato “standard” si effettua prelevando l’organo da un paziente in morte cerebrale a cuore battente. Questa situazione è sempre particolarmente complessa da far comprendere ai familiari, perché l’idea che il cuore continui a battere può far sperare che la morte non sia davvero sopraggiunta. Invece, con la morte cerebrale non è per definizione possibile alcuna ripresa, e a breve anche il cuore cesserà di battere da sé. In questa ipotesi, rispettando i tempi di osservazione imposti dalla legge, si può poi procedere al prelievo con una buona conservazione dell’organo stesso in funzione di un successivo trapianto sul ricevente.

TRAPIANTO con prelievo A CUORE FERMO (oggetto dello studio)

  • In caso di arresto cardiaco, per la legge italiana è ammesso confermare la morte del paziente solo dopo 20 minuti di osservazione; generalmente 5 nel resto del mondo. Solo dopo questo lasso di tempo, è possibile un eventuale prelievo di organo. Nel 2015, al Niguarda – seguendo la consolidata esperienza dei colleghi di Barcellona – si è eseguito per la prima volta in Italia il trapianto da un donatore mantenuto da uno speciale macchinario che, fungendo da pompa extracorporea, consente di riprodurre la circolazione del sangue mantenendo il fegato ossigenato, quindi in condizioni ottimali ai fini di una seconda vita, oltre i 20 minuti di osservazione richiesti. Dopo un’ulteriore perfusione in ipotermia, l’organo è poi pronto per essere trapiantato.

TRAPIANTO con prelievo da donatore in ECMO (oggetto dello studio)

  • È possibile, grazie a una tecnica simile, anche l’utilizzo di questo perfusore in donatori cardiopatici (cosiddetta donazione in ECMO), dove cioè il cuore non era di per sè in condizioni ottimali, ma comunque ancora in grado, se aiutato, di permettere la “conservazione” della vitalità di un fegato per una donazione.

La bella notizia – continua De Carlis – è che con questa tecnica aumenta sensibilmente il numero di organi disponibili alla donazione, riducendo la lista d’attesa e concedendo anche ad un cardiopatico la gioia di poter vedere esaudito il suo ultimo desiderio, quello di donare il suo fegato. Solo nel 2017, abbiamo potuto effettuare quasi il 10% in più di trapianti di fegato con questa tecnica”.

I risultati di questo studio sono stati il tema anche del Congresso medico svoltosi proprio a Niguarda lo scorso settembre. Con questa pubblicazione, NTF vede premiato anche l’impegno a sostenere la ricerca, uno degli obiettivi della sua missione statutaria.

Si ringrazia Alessandro Galli per la fotografia.