Il trapianto di organi è una delle grandi conquiste della Scienza degli ultimi 50 anni, ma è innanzitutto una storia di amore e generosità: molti pazienti con patologie non curabili possono migliorare la qualità di vita grazie alla donazione, e spesso il trapianto consente al ricevente una durata ed una qualità di vita che nessun’altra terapia sarebbe in grado di garantire.
Quando poi il prelievo e il successivo innesto rende possibile salvare più di una vita, la gioia raddoppia. Recente è la notizia di un trapianto di fegato da una donna di 78 anni, nonna di vari nipoti, che grazie al consenso dei familiari al prelievo di organi, ha salvato quattro persone, tra cui un bimbo di circa 1 anno, con una porzione del suo fegato. Eccezionale non tanto la pratica, oggi piuttosto diffusa, ma ancora una volta l’età della donatrice, aspetto che conferma l’avvio di una nuova era nella pratica dei trapianti.
NTF vuole guidarvi in un viaggio in sala operatoria per spiegare le innovative tecniche che consentono di donare un organo a più riceventi.
I successi più recenti del Niguarda
Il Grande Ospedale Metropolitano Niguarda è da sempre ai primi posti tra i centri d’eccellenza nei trapianti di organo e può vantare la posa di alcune pietre miliari. Nel 2001 quella del primo trapianto in Italia da vivente, nel 2009 il primo prelievo robotico di rene, nel 2017 il primo prelievo di polmone effettuato da donatore a cuore fermo e il primo trapianto in Italia di fegato da donatore con infezione da HIV in ricevente sieropositivo. Da anni applica con successo la tecnica del prelievo robotico, il trapianto tra donatore e ricevente con gruppo sanguigno non compatibile e le tecniche più avanzate per innestare su due riceventi lo stesso organo, laddove possibile.
Quando un organo vale più di una vita
Sono diverse le tecniche chirurgiche aggiuntive al trapianto classico. A determinarne la scelta da parte del team ospedaliero sono innanzitutto le condizioni del paziente, ma anche la pratica ritenuta più efficace caso per caso.
Lo “split liver”, ossia lo “sdoppiamento” del fegato per salvare due riceventi anziché uno solo, si applica solitamente tra un adulto e un bambino, da donatore deceduto e anche da vivente.
Lo “split liver” rappresenta un progresso nelle tecniche chirurgiche e mediche che segna un passo importante nella storia dei trapianti, mettendo a disposizione un numero maggiore di organi da innestare su pazienti in attesa riducendo tempi e rischi di mortalità. Niguarda in questo, sfidando molte complessità, sta cercando di incrementare la pratica dello split tra riceventi entrambi adulti, gestendo quindi lo stesso organo in proporzioni piuttosto simili per entrambi i pazienti.
Allo “split liver”, addirittura necessario per i piccoli pazienti non potendo utilizzare un fegato di grandi dimensioni, si affianca per esempio la tecnica “domino”, che permette a un paziente ricevente di diventare a sua volta donatore di una porzione o di tutto il suo stesso fegato. Una tecnica che si può applicare tra pazienti affetti da due malattie diverse. Si tratta di una forma particolare di trapianto da vivente che può essere applicata in casi selezionati e presso ospedali dove, oltre alle competenze tecniche chirurgiche ed epatologiche, è presente anche un centro specializzato nella cura delle malattie metaboliche.
La donazione samaritana
Il trapianto da vivente è un gesto di estrema generosità che spesso si verifica tra parenti o persone unite da un profondo legame affettivo. Non mancano però casi della cosiddetta “donazione samaritana”, dove un donatore vivente offre l’organo alla collettività e non ad uno specifico ricevente senza alcun tipo di remunerazione o contraccambio. Serve seguire un rigoroso criterio di selezione e accompagnamento alla scelta del donatore da parte dei medici, per verificare l’idoneità del gesto dal punto di vista fisico, psichico, etico e la totale consapevolezza del soggetto sui possibili rischi del dono e non ultima l’autorizzazione da parte del Tribunale. Una pratica ammessa anche in Italia, al momento possibile solo per il rene. La prima donazione samaritana in Italia (fonte: https://www.issalute.it) è stata eseguita in un centro lombardo nel 2015 da un donatore di rene che ha reso possibile il trapianto a 5 coppie tra loro incompatibili. L’intera procedura è durata 72 ore circa e ha coinvolto 4 centri (Siena, Milano Niguarda, Pisa, Milano Policlinico), 11 équipe mediche, 150 persone tra medici, infermieri, rianimatori e operatori della Polizia di Stato addetti al trasporto degli organi, 6 donatori (5 femmine e 1 maschio, di cui uno era il donatore samaritano e gli altri cinque provenivano dalle coppie incrociate) e 6 riceventi (5 maschi e una femmina, di cui 5 provenienti dalle coppie incrociate e 1 dalla lista di attesa da defunto della regione del donatore samaritano). Il coordinamento dell’intera operazione, che atteneva alle procedure di prelievo e trapianto, è stato gestito dal Centro Nazionale Trapianti (CNT) e dal Centro Nazionale Trapianti Operativo (CNTO).
Amore e Scienza insomma si tengono per mano, ed NTF è felice di poter divulgare ogni giorno un messaggio così importante come quello del valore della donazione!