“Qui al Niguarda abbiamo preso parte alle attività svolte dalle equipe, inserendoci pian piano in questo settore in cui i medici si muovono con delicata attenzione attorno alla Vita, per la Vita.
Ognuna di noi ha potuto prendere attivamente parte ai diversi progetti di ricerca scientifica finanziati, per la parte di collaborazione con l’Università di Milano-Bicocca, da Niguarda Transplant Foundation, sulla base dei quali abbiamo sviluppato le nostre tesi finali”.
Queste le parole di Isabella Pezzoli, Laura Benuzzi e Maria Danieli, le tre dottoresse neolaureate in Medicina e Chirurgia all’Università degli Studi di Milano, tutte e tre con la votazione di 110 e lode!
Le loro strade si sono intrecciate tra le corsie del reparto di Chirurgia generale e dei Trapianti dell’ospedale Niguarda, giunte in momenti differenti dei loro percorso di studi, ma guidate da una comune curiosità e passione per la chirurgia. Niguarda Transplant Foundation tra i suoi obiettivi statutari ha infatti il sostegno alla ricerca per migliorare le cure al paziente e ogni iniziativa che possa incrementare il Sapere nell’ambito dei trapianti addominali viene promossa concretamente.
Le complicanze precoci nel trapianto di fegato da donatore vivente
“La mia tesi – racconta Isabella – aveva come titolo “Complicanze precoci del trapianto di fegato da donatore vivente: analisi retrospettiva dei fattori di rischio e dell’impatto sulla sopravvivenza nel ricevente”. Il mio tutor è stato il dottor Andrea Lauterio.
Quando mi è stato proposto di collaborare con i medici di NTF per un progetto che approfondisse le principali complicanze chirurgiche insorte nei riceventi durante i primi mesi successivi al trapianto – prosegue – ho subito accettato con entusiasmo. Niguarda nel 2001 è stato il primo Centro italiano a proporre ed effettuare il trapianto da vivente su un adulto, da allora ne sono stati eseguiti 100 e per me è stato un onore poter partecipare a uno studio in tema.
Inoltre sono rimasta affascinata dalle implicazioni etiche e morali che accompagnano questa complessa procedura, in cui un soggetto sano sceglie volontariamente di sottoporsi a un intervento chirurgico per donare parte del suo fegato a un proprio caro. È fondamentale studiarne ogni aspetto per garantire la riuscita dell’intervento, non soltanto per curare il ricevente, ma anche per non vanificare il gesto altruistico del donatore”.
Come trattare un epatocarcinoma con la chirurgia o la radiologia interventistica
“Supervisionata dal dottor Stefano Di Sandro – riferisce Laura – ho approfondito il tema: “Modello sperimentale monocentrico di analisi competitiva sulla sicurezza e sopravvivenza tra resezione chirurgica e termoablazione per singolo nodulo di epatocarcinoma”.
La mia tesi – spiega – si è concentrata sui pazienti affetti da epatocarcinoma, il più frequente tumore maligno primitivo del fegato e probabile evoluzione della cirrosi. Lo screening permette di evidenziarne l’insorgenza in uno stadio precoce e potenzialmente curabile. L’obiettivo della ricerca è stato confrontare il trattamento chirurgico e i trattamenti alternativi di radiologia interventistica in pazienti in stadio precoce, per delineare la miglior scelta terapeutica, e grazie al supporto di NTF è stato possibile effettuare un’analisi complessa dei dati.
L’argomento della tesi mi ha appassionato e mostra l’importanza nel campo medico di un approccio multidisciplinare e di un continuo miglioramento delle tecnologie, che permettono trattamenti sempre meno invasivi. In questi aspetti il reparto di Chirurgia Generale e dei Trapianti è all’avanguardia e di altissimo livello”.
Criteri di assegnazione della priorità al trapianto di fegato in lista d’attesa
“Mi sono laureata in luglio, anch’io seguita dal dottor Di Sandro – prosegue Maria – con una tesi dal titolo “Validazione sperimentale di un nuovo modello di stadiazione e assegnazione della priorità al trapianto di fegato per l’epatocarcinoma trapiantabile”.
Il lavoro considera i pazienti con diagnosi di epatocarcinoma candidabili a trapianto e si colloca nel contesto del dibattito sulla priorità nell’allocazione degli organi, cioè sulla loro “distribuzione” tra i riceventi in lista d’attesa. Il problema è infatti sia etico (è più giusto trapiantare prima il paziente più grave o quello che trae maggiore beneficio dal trapianto stesso?) che pratico, poiché è necessario creare un modello unico applicabile sui pazienti in lista.
L’obiettivo è stato valutare un nuovo modello ideato dal gruppo dell’Istituto Nazionale dei Tumori guidato dal Prof. Vincenzo Mazzaferro utilizzando la casistica di Niguarda. La collaborazione di NTF con il dipartimento di Statistica dell’Università di Milano-Bicocca (Prof. Vincenzo Bagnardi) è stata fondamentale, grazie all’utilizzo di un modello matematico estremamente complesso, elaborato ad hoc per il nostro studio”.
Aiutando tre nuovi brillanti medici, Niguarda Transplant Foundation prosegue nella sua missione investendo su competenze e passione, che a Niguarda, tra medici strutturati e in formazione, di certo abbondano!
Brave dottoresse, NTF è con voi!