Da qualche settimana nel giardino dell’ospedale Niguarda c’è un nuovo albero, un melograno. Ricorda tutte le persone che hanno donato i loro organi, dopo la morte. Perché un melograno? Lo spiega Elisabetta Masturzo, coordinatore del prelievo di organi a Niguarda.
Piantare un albero è stato per noi un modo per ricordare chi non c’è più e nondimeno per rimarcare il significato della rigenerazione come perenne dono del divenire alla vita. La risonanza che questa immagine suscita invariabilmente è legata all’archetipo dell’albero, elemento costantemente presente nelle tradizioni culturali e spirituali, nei miti e nell’antropologia di tutto il mondo come tramite tra due regni, quello del cielo e della terra e quello dei vivi e dei morti. Ma l’albero è anche l’Axis Mundi – l’Asse del Mondo che unisce il centro alla totalità del cosmo, è il punto di appoggio per eccellenza e, in questo senso, il tempio della meditazione, del percorso evolutivo interiore e dell’accordo del singolo alla totalità.
Abbiamo voluto consacrare un cenotafio vegetale, ispirato al Giardino dei Giusti, e ricreare uno luogo dello spirito e del raccoglimento per tracciare una memoria plurale di coloro che, attraverso la ragione o col cuore, si sono orientati al bene comune donando agli altri e – così facendo – rendendo il consorzio umano più solidale e più rafforzato. I giusti sono il fondamento e la garanzia del mondo là dove i legami sociali sono più instabili, nonostante l’elevato numero di interconnessioni possibili. Ci è parso doveroso offrire loro un tributo.
Perché il melograno? Perché questo albero è simbolo di rigenerazione dalla morte alla vita, ripreso da molte culture come quella ebraica, greca, babilonese, induista e cristiana. È un motivo tematico spesso citato nella storia dell’arte e nella poesia. Scrive ad esempio il grande poeta latino Ovidio: “Rivedrà Proserpina il cielo, a un patto però: che laggiù non abbia portato cibo alla bocca: questo è quanto pattuito con le orride Parche”. Disse; ma se Cerere conta di riavere sua figlia, i fati non lo consentono, in quanto sua figlia ha rotto il digiuno; girando distrattamente per i giardini, aveva colto da un ramo spiovente un frutto granata, e sette chicchi, sbucciatili della pellicola trasparente, se ne era schiacciati in bocca”.