NUOVE INDICAZIONI
PER IL TRAPIANTO DI FEGATO
Fino a oggi il trapianto ha curato quasi esclusivamente i malati di epatite terminale, di solito conseguenza di un’ infezione virale del fegato. Negli ultimi anni si è dimostrato efficace anche per curare diversi tipi di tumori, ma solo una piccola parte dei malati ne ha beneficiato, perché gli organi disponibili scarseggiano e la priorità viene sempre assegnata a pochi casi selezionati.
Un nuovo farmaco per la cura dell’epatite sta oggi rivoluzionando lo scenario e molti più malati di tumore al fegato potranno trovare un fegato nuovo per vivere, ma occorre fare ricerche approfondite per cambiare le regole di accesso al trapianto. NTF vuole sostenere queste ricerche presso il Centro trapianti di Niguarda.
Da quando è stato trapiantato il primo fegato al mondo, negli Stati Uniti circa 50 anni fa, centinaia di migliaia di pazienti sono tornati a vivere grazie all’impianto di un nuovo fegato, che ha sostituito il loro organo malato. Fino a oggi, la maggior parte delle persone che hanno fatto ricorso al trapianto erano ammalati di epatite cronica, infettati soprattutto dal virus dell’epatite C e dal virus dell’epatite B.
Nel corso degli anni, tuttavia, il trapianto di fegato ha dimostrato di poter essere efficace anche nella guarigione completa di pazienti affetti da tumori del fegato: un vera rivoluzione nella cura di un tumore tra i più aggressivi e “spietati”.
Il tumore che principalmente ha dimostrato di poter essere curato definitivamente dal trapianto di fegato è l’Epatocarcinoma, il terzo tumore causa di morte al mondo. Ma l’innesto di un nuovo organo si è dimostrato efficace anche nella cura di pazienti affetti da altre forme di tumore del fegato, ad esempio il colangiocarcinoma o le metastasi epatiche da tumore del colon-retto. Queste ultime indicazioni, però, ad oggi sono considerate “straordinarie” e utilizzabili solo in pochi pazienti. Purtroppo, c’è un grande divario tra i pazienti che potrebbero avere beneficio dal trapianto e la disponibilità di organi, dunque si è costretti a fare delle scelte, sempre difficili. Per questo il sistema sanitario ha stabilito dei criteri di selezione precisi e il più possibile oggettivi, in modo da riservare il trapianto ai malati che maggiormente ne possano beneficiare. Dato che la sopravvivenza attesa dal trapianto di fegato per malattia non tumorale – il più diffuso – è superiore al 70% a cinque anni dall’intervento, nel caso di tumore il trapianto non viene preso in considerazione se la sopravvivenza attesa è inferiore a quella ottenibile dal trapianto per malattie non tumorali, ed è considerato addirittura “futile” se la sopravvivenza attesa è inferiore al 50% a cinque anni. Per questo, diversi pazienti affetti da tumori diversi dall’epatocarcinoma non hanno potuto accedere alle liste d’attesa per il trapianto di fegato.
Negli ultimi quattro anni si è diffuso in Occidente e poi nel resto del mondo un farmaco in grado di curare definitivamente l’epatite C, che in Italia è l’infezione principalmente correlata alla malattia del fegato che conduce al trapianto.
Una nuova rivoluzione, che fa prevedere un cambiamento drastico nella popolazione di pazienti suscettibili di trapianto di fegato. Di conseguenza, aumenterà di molto il numero di pazienti affetti da patologie diverse dall’ Epatite C – in primis il tumore – curabili mediante il trapianto di fegato.
La Norvegia è l’unico Paese occidentale con un numero di donatori superiore al numero dei pazienti in attesa di trapianto. Questo ha consentito ai clinici norvegesi di poter impiegare degli organi per trapianti definiti non convenzionali. Per la prima volta nel mondo in Norvegia è stata studiata una serie di pazienti sottoposti a trapianto di fegato per metastasi da tumore del colon retto: ebbene, i risultati ottenuti su questi pazienti si sono dimostrati nettamente superiori rispetto ad ogni altra cura alternativa disponibile. Attualmente è in corso uno studio anche a livello europeo.
Il programma di ricerca
Il centro trapianti dell’ospedale di Niguarda ha tutti i “numeri” (le migliaia di pazienti che passano per la struttura e l’eccellenza della gestione) per esplorare, mediante uno studio clinico strutturato, la possibilità reale di cura efficace delle metastasi epatiche da tumore del colon retto attraverso il trapianto. Per realizzare lo studio è necessario costituire un gruppo di lavoro multidisciplinare composto da chirurghi, epatologi, oncologi, anestesisti, statistici e tutto il personale di riferimento nella cura di questa malattia. Gli studi che proponiamo possono essere potenziati dalle strette collaborazioni nazionali ed internazionali, con l’ obiettivo di ottenere nei prossimi tre anni risultati significativi per il supporto e la migliore selezione dei pazienti affetti da metastasi epatiche da tumore del colon-retto curabili con il trapianto. Leggi il dossier di approfondimento del progetto