Paura, speranza, rassegnazione, attesa e tanto nervosismo. Le sensazioni di Enrico, che ci ha regalato le sue esperienze da trapiantato anno 2007 con la sua storia. Buona lettura e grazie Enrico! Ogni racconto aumenta la speranza delle persone adesso in lista di attesa.
“Ci sono ricordi che sfumano e si dissolvono nel tempo ed altri che, invece, rimangono indelebili nel subconscio per l’intensità delle emozioni che li nutrono. Sperimentare un trapianto significa sperimentare l’uscita da una minaccia che ti ha tolto il respiro e ha sconvolto la tua esistenza.
Io, che mi appresto a raccontare questa esperienza, sono ancora fortemente emozionato eppure felice di poter dare ad altri ammalati l’idea che possono farcela grazie al progresso della chirurgia, alla professionalità e alla dedizione di molte persone, medici e infermieri soprattutto.
Ho 75 anni e sono stato trapiantato 12 anni fa all’ospedale di Niguarda (MI) dall’èquipe del Prof. De Carlis al quale devo tutta la mia riconoscenza. A settembre del 2003, dopo aver corso a Berlino la maratona in 4h e 12m, mi allenavo per correre quella di novembre a Milano, ma mi rendevo conto di avere delle difficoltà a tenere il ritmo sulle lunghe distanze. Feci degli esami di controllo. Le transaminasi oltre 300 mi indussero ad una ecografia che evidenziò “angiomi”, rivelatisi ad una Tac successiva carcinomi al fegato cui si aggiungeva un piccolo nodulo al rene sinistro. Il consulto presso un illustre epatologo di Milano mi pose di fronte ad un quadro drammatico: 50% di probabilità di vita a 5 anni, 0% di probabilità a 10 anni. Ma… Si poteva tentare il trapianto qualora l’avessero permesso le condizioni oggettive e soggettive.
È stato buio pesto. Ho rincorso vari specialisti ai quali prima dei referti mostravo i miei trofei sportivi. Ero asintomatico e mi sforzavo di pensare positivo, non volevo crederci, ma ero angosciato e quando arrivavano i momenti più terribili pregavo. Lavoravo per una importante multinazionale tedesca con ruolo di alta responsabilità e necessità di viaggi. Ma ero costretto a delle assenze per l’intervento al rene, per le chemioembolizzazioni, per la termoablazione e per le varie analisi. Solo i più stretti famigliari e il Presidente della società per cui lavoravo erano informati. Mia moglie mi stava accanto e soffriva con me; mi ripeteva. “Affronta la vita giorno per giorno. Preghiamo. Dio è con noi”.
Nel 2005 un importante radiologo di Busto Arsizio, dopo una Tac, mi fissò un appuntamento con il Prof. De Carlis. Fu la mia salvezza. Procedette per gradi in attesa di un miglioramento o di un trapianto. Dopo la resezione epatica, avvenuta nel giugno 2005, nel luglio del 2006 ci fu la recidiva e quindi la necessità di espletare tutte le procedure necessarie per l’idoneità al trapianto: esami, radiografie, colloqui con l’epatologo, lo psicologo, l’anestesista. A settembre entrai finalmente in lista di attesa, ma che stati d’animo! Paura, speranza, rassegnazione, attesa e tanto nervosismo. Il 21 febbraio 2007 alle 19.00 la telefonata dal Niguarda. Poi è stato un percorso curato da altri, i medici e gli infermieri che mi hanno assistito con premura e competenza e mi hanno dimesso dopo 9 giorni (!). Ancora grazie a tutti…
Sono passati 12 anni: seguo scrupolosamente le terapie e faccio tutti gli esami periodici previsti. Sto bene e sono sereno ma ancora non scordo quei momenti e quei volti incoraggianti. Certamente ho imparato un maggior controllo della mia alimentazione e delle mie paure, ho ripreso a correre, faccio lunghe passeggiate con mia moglie, alleno squadre di calcio in Oratorio per il campionato CSI, suono la batteria e ringrazio Dio per ogni giorno che mi dona.
ENRICO – Trapiantato il 22.2.2007″
Note: La foto ritrae Enrico numero 1893C il 6 Aprile 2014 durante la maratona di Milano, nella staffetta corsa con i “Podisti Da Marte”.