Ci ha scritto Franco, per raccontarci il suo primo Natale da Trapiantato, la storia del ritorno alla vita, il piacere di poter riprendere a bere succhi di frutta e mangiare prosciutto crudo. Le amicizie trovate, le paure e le emozioni provate dopo l’intervento.
Racconto, che trovate qui di seguito e che ha deciso di condividere per dare coraggio a chi oggi si trova nella sua stessa situazione. Buona lettura.

Buona sera AMICI, spero di riuscire a mettere insieme tutta la storia e di non prolungarmi troppo. (Sinceramente sono in fase di relax perché, anche oggi, mi son fatto i miei 16 km di camminata veloce e voi mi capirete).
Ricordo come se fossero ora quei momenti, il mio percorso di Trapiantato proseguiva molto bene, sempre parametri nella norma e coccolato da tutti, Medici Chirurghi e tutto il personale io da parte mia giuro che ci ho messo tutto me stesso (prima del trapianto pensavo di andare a fare un giro per sempre nel cielo che diventa sempre più blu, fino all’infinito).
Dopo il risveglio in terapia intensiva ho visto una grande luce ed un crocefisso e mi son detto <<Ma allora non sono morto>> da allora metto tutto me stesso in tutto quello che faccio o svolgo. Da lì al Santo Natale, ricordo solo la volta che è entrato il Medico Chirurgo, forse Russo, che mi disse che potevo bere anche succhi di frutta e di lì a uno o due giorni ho iniziato a mangiare nella mia completa incredulità: infatti mi facevo portare da mia moglie il miglior PROSCIUTTO CRUDO DI PARMA che poteva acquistare perché volevo guarire mettendocela tutta in tutto.
Gli ultimi giorni di ricovero ero in camera con il Signor Pietro (se non erro doveva essere dello stesso Paese del professor Luciano De Carlis). Alla vigilia di Natale volevano mandarlo a casa non avendo potuto operarlo e avrebbe dovuto tornare al 27 successivo, anch’io dovevo lasciare il reparto perché volevano dimettermi, ma Pietro non voleva andare a casa per poi tornare ed ha preferito stare all’Ospedale, io invece non volevo tornare a casa perché avevo paura che mi succedesse qualcosa, abitando in Oltrepò Pavese, allora ho chiesto se potevo rimanere a tenere compagnia al mio compagno di camera, hanno accettato la mia richiesta e così abbiamo mangiato il pranzo di Natale assieme (ci hanno dato anche il Panettoncino). Pensate che mia moglie e mio figlio invece erano fuori dalla porta e per pranzo di Natale si son fatti cappuccino con brioches.
Un ricordo bellissimo è stato un presente dell’allora Cardinale di Milano, Angelo Scola. Poi è arrivato Santo Stefano e nel pomeriggio il medico di turno, il DOTTOR FERLA, mi comunicava che mi avrebbe dimesso. Così alle 17 circa tra baci e abbracci ci siamo salutati tutti, a malincuore ho lasciato il mio Amico Pietro, ma sapevo che all’indomani mattina era in lista per l’intervento, che non era un trapianto.
Grazie a voi tutti e a tutto il REPARTO BLOCCO SUD!

Franco