Cosa succede quando nella vita di tutti i giorni arriva la notizia della necessità di un trapianto? Una volta eseguita l’operazione com’è la degenza? Comincia una nuova vita: in famiglia e al lavoro è tutto come prima? Il mondo è lo stesso o si vede ciò che ci circonda con occhi diversi? Cosa consigliare a chi dovrà affrontare l’esperienza del trapianto?
Troverai una risposta a tutti questi interrogativi qui di seguito nell’intervista di Niguarda Transplant Foundation a Gianfranco, che fra un mese festeggerà i due anni dall’intervento.
La notizia della necessità di un trapianto arriva a sconvolgere la vita del paziente e della sua famiglia. Come si affrontano quei giorni così incerti?
Il momento della notizia della necessità di un trapianto è come un fulmine a ciel sereno. Viene a mancare la terra sotto i piedi, nella mente si accavallano un tourbillon di immagini, di momenti di vita, di paure e di sgomento.
Io sono stato fortunato ad avere vicino, in quel momento, la mia famiglia al completo che mi ha sostenuto nel metabolizzare la notizia e mi hanno spronato a non mollare e continuare a combattere.
Un altro grandissimo aiuto mi è venuto da parenti e amici medici del settore che, pur prospettandomi le difficoltà che avrei incontrato nel cammino per arrivare al trapianto, mi hanno tranquillizzato e mi hanno dato quella forza per arrivare sereno al fatidico “nuovo giorno”.
Io sono stato trapiantato dopo 10 mesi dalla scoperta della malattia e dopo 6 mesi dall’entrata nella lista d’attesa, fra un mese festeggerò i 2 anni dall’intervento.
Il trapianto e la degenza in ospedale: ogni giorno è una rinascita! Come ha vissuto quei giorni al Niguarda?
Devo dire che per me, dopo i primi giorni con le allucinazioni, è stata un’esperienza veramente positiva, non pensavo che ci si potesse sentire in ospedale come in famiglia.
Il rapporto con i medici e il personale di reparto è stata una esperienza unica, ogni giorno che passava era un sentirsi rinascere dentro, il trovare stimoli per ricominciare a guardare al futuro con occhi e prospettive completamente diversi.
La positività che sprigionano le equipe mediche ed infermieristiche sono la prima cura per la guarigione.
Da trapiantati la vita riprende alla grande: al di là di alcuni gesti di prudenza, si torna presto ad una vita normale. Come è cambiato il suo approccio alla vita, al lavoro, ai rapporti umani?
Sicuramente la vita riprende alla grande e di dentro ci si sente in debito con la vita, si pensa al donatore ed al gesto più grande che una persona ha potuto fare, questo dono non deve essere sprecato e per questo nasce il desiderio di poter essere utili agli altri, i problemi della vita si vedono con degli occhi molto diversi, cambia la scala dei valori i rapporti umani sono vissuti con una sensibilità più orientata agli altri, si impara ad essere meno egoisti.
Per quanto riguarda il lavoro, dopo alcuni mesi di assestamento, ho ripreso a ritmo sostenuto la mia attività lavorativa di ingegnere e di presidente di una società di 250 persone. Sicuramente anche in fabbrica i rapporti umani col personale sono stati improntati ad una diversa sensibilità prestando più attenzione ai problemi degli altri.
Cosa si sentirebbe di dire a chi oggi sta affrontando questo percorso, per viverlo con maggiore serenità?
Mi sono iscritto a “NTF” anche per poter essere utile alle persone che dovranno affrontare il trapianto, non tutti hanno la possibilità o la fortuna di avere qualcuno che possa spiegare, perché provato sulla sua pelle, quello che ci si deve aspettare, come si deve affrontare il prima ed il dopo intervento.
Ai futuri amici trapiantati posso consigliare di avere una cieca fiducia nella nostra equipe di Niguarda, che ha doti professionali ed umane che tutti gli altri centri ci invidiano.