Foto di Valter IzzoFesteggio a breve un anniversario: dieci anni dal trapianto di fegato.
Già al mio risveglio, ricordo che un chirurgo mi aveva detto che l’intervento era andato bene, o qualcosa del genere. Un paio di giorni in terapia intensiva, poi il trasferimento in reparto per una dozzina di giorni.
Tutto si era svolto nel migliore dei modi, per la perizia dei medici e per le preghiere di tanti parenti e amici: io sono credente ma faccio fatica a pregare per me e per ciò che mi riguarda.

Penso a queste cose dopo una visita di controllo, mentre mi dirigo verso l’uscita Sud dell’ospedale. Cammino su uno stretto marciapiede che, ad un certo punto, si allarga per lasciare spazio ad una piccola copia della grotta di Lourdes. Scorgo all’interno una statua della Madonna e qualche fiore. Certi pensieri rendono più attenti: ti fanno guardare cose già viste, risapute, ed io mi fermo di fronte a quella Madonnina, superata distrattamente altre volte.

L’orizzonte dei miei pensieri si dilata, e mi si affollano nella mente tutti i bisogni e l’umanità dolente che frequenta l’ospedale. Mi segno per antica devozione e perché ho l’impressione di essere guardato con tenerezza. Poi dico sottovoce una preghiera, perché la Madonna aiuti chi soffre. Mi sembra che mi ascolti. Forse è contenta di vedermi e – che è lo stesso – di sentirmi finalmente vicino. Può darsi che mi aspettasse da tempo e ora sono apparso di fronte a Lei.

Nei giorni seguenti, incontro in ospedale un vecchio amico che non vedevo da anni. È lì per i postumi di una caduta dagli sci: niente di grave, ma sente il bisogno di parlamene con dovizia di particolari ed una punta di preoccupazione per il futuro. Tornerà in forma come prima? Si chiede.

Poi tocca a me e gli racconto dei primi noduli di natura maligna, di un primo intervento di resezione epatica e infine del trapianto.
Beh, la vita nel frattempo è andata avanti: sono nati nuovi nipoti –  ora la mia primogenita ha sei figli – il lavoro va bene, ho in mente di scrivere un libro… Mi interrompe l’amico: “Con quello che hai passato, qualcosa non torna: mi sembri, come dire? Normale, sereno, forse troppo…
Sono apparso alla Madonna“, rispondo ridendo.
Tu non sei normale!“, ribatte il mio interlocutore sconcertato.
Rifletto qualche istante. Forse i credenti sono rimasti così pochi da dare l’impressione di procedere contromano, tanto numerosi sono quelli che procedono in senso inverso.
Non sono normale? – concludo – Spero che tu abbia ragione.  Ti ho rivisto con molto piacere: ritroviamoci una sera con le mogli, così festeggiamo anche un altro anniversario che mi riguarda: i cinquant’anni di matrimonio”.

Valter Izzo