Simona è una figlia che ha vissuto l’esperienza del trapianto di fegato del padre. La sua testimonianza racconta la speranza, l’ansia, la pazienza e la gratitudine. Ma, soprattutto, Simona invita le persone che si troveranno nella sua situazione ad avere la massima fiducia, perché saranno curate al meglio, come il suo papà.
“Sono passati 16 mesi da quando il telefono ha squillato per dirci che c’era un fegato nuovo per mio padre. Sento ancora la speranza che quella telefonata mi aveva dato, la speranza di riavere il mio papà indietro, aggiustato in un certo senso. Erano mesi che era in encefalopatia perenne e ci avevano detto che i rischi erano molti, come per tutti del resto.
Ma non avevo paura, tutto il personale Niguarda, con cui avevamo avuto a che fare fino a quel momento, era stato straordinario con noi e per noi, sotto ogni punto di vista. Per cui, viva la speranza e abbasso la paura.
Dopo circa 12 interminabile ore, ricordo ancora le parole dell’anestesista “è stato difficile, ha perso più sangue di quello che avevamo preventivato, ma lui ha lottato come un leone”. Non lo dimenticherò mai. Il mio supereroe personale aveva lottato anche per noi.
È stato un post intervento lungo e difficile, anziché i pochi giorni in terapia intensiva che si fanno solitamente, lui ne ha fatti 11 … Sapete una cosa? È uscito dall’ospedale comunque con le tempistiche normali, perché ognuno di voi infermieri, chirurghi ed anestesisti ha fatto tutto quello che potevate affinché le cose andassero per il meglio, e così è stato.
Per cui ad ognuno di voi dico grazie, per come vi siete presi cura di lui durante la degenza e per come continuate a farlo durante i controlli.
E a voi, che siete in attesa di trapianto, ai vostri familiari e a tutti quelli che hanno appena subito l’intervento dico di non farvi sopraffare dall’ansia e dalla paura, ma vivete con speranza e fiducia nelle persone che sapranno prendersi cura di voi al meglio.
Il nostro viaggio è stato difficile e sarà ancora lungo, lo sappiamo, ma davvero viviamo il più serenamente possibile.
Spero che queste poche righe possano essere d’aiuto a qualcuno, perché ognuno ha la sua storia, ma tutti noi abbiamo lo stesso obiettivo.”
Simona Giudice